Ultimamente, grazie all’aumento dello spread, investire in BTP è tornato di gran “moda” in tutto il paese dopo un paio di decenni che erano stati messi un po’ in ombra da altre forme di investimento.
I buoni del tesoro poliennale (comunemente conosciuti come BTP) sono dei titoli di debito, dette obbligazioni, ed emessi dallo Stato italiano per trovare copertura finanziaria ai propri debiti.
In pratica, esistono tante emissioni obbligazionarie quanto grande è il debito pubblico. Se si hanno 2.300 miliardi di debito pubblico, lo stato dovrà emettere 2.300 miliardi di obbligazioni al fine di pagare i creditori.
Di obbligazioni governative ne esistono diversi tipi che si differenziano per: durata, emissione delle cedole e tasso di interesse.
In particolar modo ci sono i BOT, che sono obbligazioni di tipo zero-coupon (quindi non staccano cedola ma danno un rimborso più alto a scadenza). I CCT, che sono obbligazioni a tasso variabile (quindi la cedola aumenta e diminuisce nel tempo).
Ed infine i BTP, che invece hanno cedola fissa ma variano in conto capitale (in pratica il valore di rimborso sale e scende nel tempo nel caso in cui si volessero disinvestire prima della loro naturale scadenza).
Argomenti dell’articolo: |
Come investire in BTP e guadagnare
1) Caratteristiche dei BTP
I BTP possono avere differenti durate temporali che vanno da quelli a 2 anni fino ad arrivare a 30 anni. Tuttavia, per calcolare lo spread, di cui sicuramente avrai sentito parlare moltissimo (e a sproposito) in TV, si utilizza quello a 10 anni come punto di riferimento.
Queste caratteristiche comportano che investire in BTP è adatto quando si prevede un calo dei tassi d’interesse per periodi lunghi. Visto che blocchi il tasso all’acquisto, un tasso superiore alla media di mercato rimarrà tale per tutta la durata del titolo.
Certo che, se sbagli la previsione e i tassi salgono, ti rimarrà sulla pancia con tassi inferiori al mercato…
Oltre a ciò, investire nei BTP è utile anche quando si prevede un abbassamento del tasso d’inflazione, visto che quest’ultima influenza i rendimenti obbligazionari. Un’inflazione bassa trascinerà in basso i tassi obbligazionari e, viceversa, un’inflazione alta farà alzare i tassi.
In definitiva, se prevedi un abbassamento dell’inflazione la scelta giusta è quella di investire in BTP!
2) Asta dei BTP
Dicevo nell’introduzione all’articolo, che occorre piazzare una quantità di obbligazioni sufficienti a coprire l’intero debito pubblico. Se questo non dovesse accadere i creditori (ad esempio i dipendenti pubblici, i fornitori dello Stato, eccetera) rimangono a bocca asciutta!
In passato, nel caso non si fosse riuscito a piazzare tutte le obbligazioni veniva in soccorso la Banca d’Italia che avrebbe emesso il denaro sufficiente per acquistarle diventando, così, il famoso prestatore di ultima istanza.
Ma a partire dal 1981, con la privatizzazione della Banca d’Italia diventata Bankitalia s.p.a., è venuto a mancare la funzione di prestatore di ultima istanza e quindi, per piazzare tutte le obbligazioni si è dovuto ricorrere al sistema delle aste.
Quindi abbiamo che si effettuano delle aste in date prefissate, che prevedono di piazzare una determinata cifra di una particolare obbligazione. Ad esempio, 10 miliardi di BOT a 6 mesi, oppure 8 Miliardi di CCT a 5 anni, oppure ancora 15 miliardi di BTP a 10 anni e così via.
a) Esempio di asta di un BTP a 10 anni
Ammettiamo che lo stato debba piazzare 10 miliardi di BTP a 10 anni, che cosa succede? Si fa una raccolta di adesioni senza stabilire un interesse.
Molti risparmiatori in genere piazzano la richiesta di acquisto “al meglio”, cioè con l’interesse che verrà stabilito dagli altri. Gli investitori più smaliziati, invece, piazzeranno un ordine composto dove magari diranno: compro 100 mila euro al 2%, 150 mila se il tasso è del 2.5%” e così via. In pratica, impongono un ordine di acquisto maggiore al crescere del tasso.
A questo punto, nella data in cui avviene l’asta, si opererà a valutare tutti gli ordinativi arrivati al fine di piazzare tutti e 10 i miliardi di euro previsti facendo in modo da non avere ammanchi né sovrabbondanza.
Non si devono avere ammanchi per evitare di lasciare i creditori scoperti, né tanto meno serve piazzarne di più in quanto si andrebbe a pagare un interesse a soldi non necessari in quel momento!
b) Inzio dell’asta
L’asta inizia con la valutazione di tutti gli ordini “al meglio”, per vedere se queste richieste sono sufficienti ad allocare tutto il montante. In genere il tasso proposto è l’ultimo disponibile, ma non sempre.
Se la cifra dovesse essere giusta giusta, cosa alquanto rara, si procede allo scambio e fine dell’asta. Questo evento però è una cosa rara, infatti in genere capita che ci sono più o meno richieste da parte degli investitori rispetto alla cifra da allocare.
Se ce n’è di più, allora si piazzeranno gli ordini in modo proporzionale . Cioè se ad esempio ci sono richieste per 20 miliardi, ma sono 10 quelli disponibili, a ognuno si esaudirà il 50% dell’investimento. Se invece le richieste non sono sufficienti, si va a esaminare gli ordini composti.
Ammettiamo che le richieste al meglio sono per 5 miliardi e in quel momento al meglio darebbe un interesse del 1%, si vedrà di salire poco a poco di tasso fino a quando si trovano investitori che coprano tutti e 10 i miliardi.
c) Esempio di ordine composto
Faccio un esempio: a 1% si piazzano 5 miliardi, a 1,1% 5,3 miliardi, a 1,2% 5,5 miliardi e così via fino ad arrivare, che so, a 2.4% in cui finalmente di raggiungono i 10 miliardi di ordinativi. A questo punto per tutti il tasso di emissione sarà del 2.4%.
Può anche capitare che l’asta sia molto attesa e alcuni piazzano ordinativi sotto il tasso corrente. Ad esempio il tasso corrente è 1%, ma qualcuno piazza l’ordine al 0.8%. E’ chiaro che nel caso la copertura al meglio era totale, essendoci chi si accontenta di meno del tasso corrente, il tasso di tutti scende a quello più basso…
A volte può capitare una vera asta al ribasso! Tutto ciò avviene nell’asta di collocamento e avviene per tutte le emissioni obbligazionarie di qualunque tipo e taglio.
3) Asta in continua
Le obbligazioni vengono scambiate anche quando non ci sono nuove emissioni. Alcuni risparmiatori devono piazzare le proprie obbligazioni perché gli servono soldi per spese impreviste, altri invece, vogliono investire senza aspettare la nuova emissione. Per permettere ciò, tutte le obbligazioni vanno in asta continua.
Se la domanda supera l’offerta il tasso scende, se la domanda è inferiore all’offerta il tasso sale, se si equivalgono il tasso rimane costante.
Puoi già immaginare che un’obbligazione a tasso variabile come il CCT avrà la cedola che varia in base all’asta continua. Ma come si comporta un’obbligazione che invece ha il tasso fisso?
a) Meccanismo di asta continua
Ammettiamo che un anno fa un emissione di BTP sia stata piazzata con un tasso fisso del 3% ma oggi il mercato offre il 4% per lo stesso tipo di emissione.
Tu compreresti 10.000 euro di BTP con un tasso fisso del 3% quando le nuove emissioni ne danno il 4%?
Suppongo di no! Il calcolo che ti faresti è che, nei 9 anni in cui tieni in mano la vecchia emissione, perderesti 900 euro…
Visto che il tasso non si può modificare, essendo il BTP un’obbligazione a tasso fisso, bisogna variare il valore stesso dell’obbligazione in modo che compensi l’ammanco degli interessi rispetto alle nuove emissioni.
Di conseguenza 10.000 euro di vecchia emissione deve essere piazzata a 9.100 euro, in modo tale che per il nuovo acquirente sia indifferente mettere in portafoglio la vecchia obbligazione oppure la nuova.
Se non fosse così, sarebbe impossibile liquidare i propri investimenti nel caso servano urgentemente dei soldi per far fronte a delle spese impreviste.
b) Esempio di asta continua
Anche il caso opposto è dannoso. Ammettiamo invece che nello stesso anno di tempo i tassi fossero scesi al 2%. La vecchia emissione avrebbe garantito interessi annui maggiori della nuova.
…Di conseguenza, quando lo Stato avrebbe immesso nel mercato le nuove emissioni, si sarebbe ritroveto in concorrenza svantaggiata rispetto ai vecchi detentori, che per vari motivi si liberano delle vecchie emissioni.
Siccome lo Stato deve piazzare tutte le obbligazioni previste per far fronte alle spese, non può permettersi di rimanere con milioni e milioni di euro di obbligazioni non piazzate, e quindi deve far variare i valori del titolo al fine di rendere la scelta per i nuovi acquirenti ininfluente.
Quindi, siccome le nuove emissioni avrebbero reso 900 euro in meno nei 9 anni successivi, bisogna incrementare di 900 euro il valore del vecchio titolo al fine che per il nuovo acquirente comprare la nuova emissione e guadagnare 1.800 euro di cedole nei successivi 9 anni sia lo stesso che comprare il vecchio titolo a 10.900 euro (per un controvalore a scadenza di 10.000 euro) e incassare 2.700 euro di cedole nei 9 anni successivi.
4) Variazione in conto capitale
Questa variazione di valore dei BTP si chiama variazione in conto capitale. Ogni BTP ad emissione viene quotato 100,00 e questo valore varia nel tempo in base al tasso corrente che esce fuori durante l’asta continua.
Nel primo caso (visto prima), il BTP avrebbe avuto un valore di 91,00 mentre nel secondo caso di 109,00.
Quindi, se il tuo BTP ha perso valore nel tempo significa che le nuove emissioni stanno dando un interesse maggiore di quello che percepisci tu con il tuo titolo. Se invece esso si è apprezzato, significa che le nuove emissioni forniscono un rendimento più basso.
a) La durata residua
Il valore in conto capitale ovviamente non dipende solo ed esclusivamente dalla differenza dei tassi, ma anche dalla durata residua dell’emissione.
Se hai in mano un BTP decennale e dopo un anno dall’emissione i rendimento passano dal 3% al 4%, allora il tuo titolo subisce una variazione da 100,00 a 91,00, come visto nell’esempio di prima.
Ma se tale variazione fosse avvenuta al quinto anno (quindi a metà percorso), la variazione in conto capitale non sarebbe stata di 9 punti ma di 5 (quotazione 95,00). E così, se invece il tasso del 4% si verifica ad un anno dalla scadenza, il nuovo valore in conto capitale è di 99,00.
Lo stesso discorso vale nel caso opposto in cui l’obbligazione prende valore a causa di un abbassamento dei rendimenti nelle nuove emissioni. Quindi la variazione in conto capitale dipende sia dalla differenza dei nuovi tassi rispetto a quello del tuo titolo, sia dalla durata residua del tuo investimento.
b) Influenza della durata dei BTP
Ovvio, che un BTP a 30 anni, mediamente, subisce variazioni in conto capitale più marcate rispetto a un’emissione decennale o quinquennale…
Le obbligazioni a tasso fisso, infatti, non vengono utilizzate allo scopo di incassare le cedole, o almeno non è quello lo scopo principale di un BTP, ma per speculare dalla variazione del valore in conto capitale.
Infatti, un’obbligazione a tasso fisso si comporta all’incirca come un titolo azionario, ma con i movimenti più contenuti.
Per tale motivo, quando frequentavo i borsini, i BTP li chiamavano le azioni degli anziani… Questo perché si usavano come le azioni ma avevano movimenti lenti, adatti ad un pubblico che non ama le forti emozioni.
Questo è anche il motivo per cui i BTP non sono considerati dei titoli finanziari adatti ai risparmiatori ma sono considerati strumenti finanziari per gli investitori!
5) BTP indicizzati all’inflazione
Oltre ai normali BTP ne esistono anche altri due tipi meno conosciuti dai risparmiatori ma che hanno interessanti prospettive:
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BTP€i
Che sono dei BTP indicizzati all’inflazione europea -
BTP Italia
Che invece sono indicizzati all’inflazione italiana
I BTP€i non hanno goduto di grande successo, in quanto, replicando il tasso d’inflazione europeo, essi andavano in perdita rispetto all’inflazione italiana che storicamente è sempre stata più elevata rispetto alla media UE. O per lo meno, storicamente lo è sempre stata anche se, in tempi più recenti, la nostra inflazione si è allineata con il resto dell’Europa.
…Cioè, se in Europa l’inflazione era del 2% mentre in Italia si attestava al 3%, un italiano che acquisiva un BTP€i andava in perdita effettiva del 1% annuo!
Questo tipo indicizzazione è stata creata ad hoc per gli investitori stranieri di nazioni forti e a bassa inflazione. In pratica sono stati creati per piazzare il nostro debito a nazioni come Germania, Francia, Stati Uniti, Giappone e via discorrendo!
Questo perché, se il titolo lo metteva in portafoglio un tedesco, che subiva un’inflazione prossima allo 0%, esso avrebbe ottenuto un guadagno netto.
Il Btp Italia, nato nei primi mesi del 2012 (introdotti dal governo Monti), essendo legati all’inflazione nostrana, sono molto convenienti per tutti quegli investitori stranieri con inflazione inferiore alla nostra e anche ai risparmiatori locali che possono preservare il capitale.
Complimenti per l’articolo Patrizio. Credo che leggerò tutti i tuoi articoli poichè sono molto forte nell’investimento azionario ma non so nulla di Obbligazioni se non per la loro parte generale. Ho trovato molto utile questo articolo: avrei sempre voluto trovare qualcuno come te che come esperto mi facilitasse la comprensione delle dritte che consentono di guadagnare. Credo che ti seguirò spesso perchè voglio rafforzarmi sulla teoria e pratica dell’obbligazionario per differenziare il mio investimento in certi particolari scenari. Cioè non so se mi spiego: è meglio avere una opportunità in più che non una in meno. E soprattutto mi piace questa opportunità delle obbligazioni poichè fa lavorare il denaro senza il nostro intervento diretto. In pratica dimmi se ho capito bene: il tasso di una obblgazione potrebbe aumentare perchè la vautazione di solvibilità di uno stato è scesa (centra il rating?) e quindi per rendere più appetibile i propri titoli lo Stato è costretto ad aumentare il tasso (a spese dei contibuenti) ma se la domanda di quel titolo è alta, lo Stato può provare a vedere se provando a diminuire il tasso si riesce a mantenere sempre un buon livello di domanda. Ma allora ragionando così potrebbe essere vantaggioso comperare i titoli appena vengono proposti sul mercato? Fermo restando la valutazione degli altri parametri come l’inflazione. Dico bene?
In pratica dimmi se ho capito bene: il tasso di una obblgazione potrebbe aumentare perchè la vautazione di solvibilità di uno stato è scesa (centra il rating?) e quindi per rendere più appetibile i propri titoli lo Stato è costretto ad aumentare il tasso (a spese dei contibuenti) ma se la domanda di quel titolo è alta, lo Stato può provare a vedere se provando a diminuire il tasso si riesce a mantenere sempre un buon livello di domanda.
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In pratica si. Se il rating scende, la gente inizia a diventare sospettosa e inizia a vendere quelli che ha in portafoglio e, in ogni caso, ne richiede meno all’acquisto.
Questo fa sbilanciare la domanda verso l’offerta e quindi per piazzarli tutti il tasso aumenta in modo automatico (avviene una quotazione continua come per le azioni).
Se invece l’asta va bene il tasso automaticamente scende…
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Ma allora ragionando così potrebbe essere vantaggioso comperare i titoli appena vengono proposti sul mercato? Fermo restando la valutazione degli altri parametri come l’inflazione. Dico bene?
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Bisogna vedere con quale strategia ti muovi.
Un BTP può essere utilizzato per vari scopi:
– Bilanciamento di un portafoglio altrimenti troppo aggressivo
– Protezione di un patrimonio dall’inflazione
– Protezione da un mercato azionario orso
– Speculazione in conto capitale (cioè usati al posto delle azioni in un momento in cui le azioni scendono).
In base a che utilizzo ne devi fare hai momenti migliori per acquistare o meno. Se ti devi proteggere dall’inflazione li compri al’asta di collocamento dove paghi una commissione più bassa.
Se invece devi speculare sul conto capitale li compri in una fase successiva quando la quotazione è più bassa e li rivendi quando è più alta!
Se devi bilanciare un portafoglio li compri in qualunque momento e di durata residua pari al tempo che devi tenere le azioni in portafolgio.
Se invece li usi in un momento di mercato orso li compri del taglio triennale (il più piccolo) eccetera.
Il tutto dipende dal motivo per cui le compri.
IN unltima analisi se li compri per campare di cedola, aspetti un momento in cui danno un tasso molto altro e metti in portafoglio un ventennale o un trentennale!
Molto chiaro il tuo articolo iniziale però per avere un quadro completo ricapitolo facendoti un esempio e poi ti pongo un’ulteriore domanda.
A novembre 2011 acquisto 60000 euro di btp a 3 anni con una cedola del 5% annuo.
Se vendessi, oggi, il mio titolo, il valore sarebbe di 66000 euro.
A questo punto non mi resta che speculare sulla variazione della quotazione e vendere, anche se il totale della somma a cui verranno pagate le cedole per i prossimi 2 anni ammonta a 6400 euro.
Se successivamente alla vendita, dopo quindi aver realizzato in un anno dall’acquisto ben il 10% di plusvalenza, considerando i tassi di interesse attuali, ribassati di 3 punti percentuali netti rispetto ad un anno fa, volessi acquistare sempre 60000 di valore nominale di btp triennale, a quanto li comprerei considerando il trend attuale d’acquisto?
Perchè se li comprassi ad un prezzo inferiore al valore nominale, realizzerei una cedola del 2,5 netto, avrei sicuramente un’interesse più basso rispetto a quello che percepivo con i btp che ho venduto ma considerando che li ho comprati sotto la pari e considerando la plusvalenza realizzata nella vendita precedente avrei realizzato molto di più che tenere i 60000 euro attualmente investiti con la cedola del 5 per i restanti 2 anni fino alla scadenza naturale.
Sbaglio qualche calcolo o mi sfugge qualcosa? E’ giusto il mio ragionamento e qual’è il tuo consiglio?
TI RINGRAZIO MOLTO
Non ho capito bene la domanda.
Vorresti vendere le attuali obbligazioni comprate a 60.000 € a 66.000 € per ricomprare una nuova emissione?
IN questo caso, lasciando in portafoglio la vecchia emissione al 5%, incasseresti 6.000 euro e riprenderesti 60.000 a scadenza.
Se li vendi oggi hai detto che hanno un controvalore di 66.000 ottenendo immediatamente 6.000 di ricavo e reinvestiresti i 60.000 al 3%. Fra due anni avresti 3% di ricavo annui sui 60.000 che fa 3.600 e che si aggiungono ai 6.000.
Quindi, in definitiva, se vendi immediatamente ottieni 6.000 di ricavo dalla speculazione in conto capitale + 3.600 dei primi 2 anni della nuova emissione.
Se invece mantieni il tutto otterrai 6.000 dalle cedole e basta. Il primo caso è migliore.
Tuttavia, mi sovviene un dubbio: Sei sicura che vendendo le obbligazioni oggi ti diano 66.000 euro? In genere no dovrebbe fare molta differenza fra vendere e tenere mentre così sembra troppo sbilanciata a favore della vendita. Sei sicura che non sia 63.000 euro invece che 66.000?
Comunque se sono quelli che hai detto tu conviene che vendi immediatamente e ricompri le nuove emissioni il giorno dell’asta.
Mi risulta che ormai neanche i BTP sono da ritenersi un investimento sicuro nel tempo, perché esistono degli accordi degli stati emittenti in Europa con il famigerato MES (il fondo salvastati), attraverso i quali i BTP possono, in caso di necessità e di debito dei paesi, addirittura essere forzosamente modificati nel loro tasso d’interesse o decurtati. Chiedo a Patrizio Messina di confermare. Grazie. Saluti.
In pratica le obbligazioni statali italiane sono a rischio di parziale default (come d’altro canto tutte le obbligazioni statali di ogni paese del mondo).
Se l’Italia dovesse avere problemi a piazzarle (sia per una minor richiesta, sia perchè il debito dovesse aumentare improvvisamente in modo repentino), potrebbe allungare le scadenze (ad esempio hai un btp a 10 anni che scade il primo settembre ma ti dicono che viene allungato in modo forzoso con decisione unilaterale di due anni). Oppure potrebbe capitare che ad un certo punto, per qualche periodo non paghino più interessi (e di fatto sarebbe impossibile venderli in corso d’opera e quasi sicuramente avrebbero scadenza allungata). Oppure ancora potrebbero rimborsarli solo parzialmente.
In ogni caso, è molto più facile che ci sia una conversione dei conti correnti (anche solo parzialmente) in titoli di stato. Ad esempio, chi ha meno di 100.000 euro si ritroverà con 90.000 + 10.000 in btp a dieci anni, chi ha più di 100.000 con il 20% di conversione. Amato, nel momento che si parlava di lui come pdr o premier, stava già adocchiando questa situazione come pubblicato in una sua intevista in un quotidiano tedesco. Diciamo che al momento sono più a rischio i soldi nel conti correnti che in titoli di stato.
Anche l’imu potrebbe essere tradotti in questi termini. Ad esempio fanno il rimoborso in titoli del tesoro e costringono a pagare cmq quella sulla prima casa dando in cambio sempre titoli…
I soldi hanno come garanzia obbligazioni, quindi tutti i soldi in banca possono essere convertiti quando si vuole da parte dello stato o della bce in obbligazioni anche senza tener conto della volontà popolare.
Buonasera, gentilmente avrei una domanda da farle.
Premetto che non capisco niente di btp, però leggendo i suoi articoli mi sto appassionando e cerco di capire il funzionamento del btp. acquistando un btp italia indicizzato all’inflazione esempio si compra al valore 100
avendo una durata ad esempio di anni 5, detto btp subisce oscillazione di valore nominale come il btp a tasso fisso. Lei faceva presente che se i tassi salgono il btp scende e viceversa, quindi il btp indicizzato all’inflazione subisce la stessa cosa. La ringrazio anticipatamente per la gradita risposta.
Dipende dall’andamento dell’inflazione italiana e di quella dell’eurozona.
I btp legati all’inflazione europea hanno andamenti differenti ripsetto all’inflazione italiana. QUindi in base se questi due valori si avvicinano o allontanano c’è maggiore o minore richiesta del titolo modificandone queindi il valore nominale.
Poi un ltro paramentro da tenere in considerazione è se il btp ha un tasso fisso rispetto all’inflazione di un dato giorno oppure esso ha una cedola vaqriabile al variare dell’inflazione. Nel primo caso il valore capitale varia a seconda se l’inlflazioni successive scendono o salgono rispetto a quella che hai in mano, nel secondo caso invece non dovrebbe subire questo secondo tipo di oscillazione.
Buonasera gent. dott.Patrizio. Mi chiedo chi regola o comanda i movimenti nel mercato dei BTP. Sembra che ci sia solo un’ unica fonte che dirige gli istituzionali a muoversi sempre uniti e nelle stesse direzioni tramite algoritmi. In un attimo si vedono cambiamenti incredibili di direzione che per la loro forza sembrano pilotati da un solo soggetto al quale tutti debbono allinearsi. I compratori e venditori del book sono le sentinelle che ti spingono dove vogliono esattamente mandarti. Che ne pensa a riguardo ? Grazie per la cortese attenzione.
he, essendo un investore non mi occupo di capire chi ci sta dietro o perchè lo fa, ma solamente di capire che fanno è farmi trasportare sulle loro spalle!
Cmq penso che ci siano 3 o 4 istituzioni finanziarie che creano di proposito alcuni movimenti, come quando ci fu l’attacco speculativo contro l’italia nel 2011.
Salve, vorrei delucidazioni in merito alle obbligazioni. Io sapevo che acquistando delle obbligazioni si “rinunciava” al proprio capitale per tot anni, ma in cambio si ottenevano delle cedole, per poi riavere il capitale alla fine della durata delle obbligazioni stesse, per esempio 10 anni. Ma qui ho visto che si parla di vendere le obbligazioni se il loro valore sale, un po’ come se fossero azioni. Ma allora converrebbe comprare solo obbligazioni a lunga durata, che offrono cedole più elevate, se tanto si possono sempre vendere nel caso in cui si rivoglia il proprio capitale indietro. Potrebbe spiegarmi meglio?
Quello che sa lei è vero nelle obbligazioni a tasso variabile dove appunto la cedola segue la quotazione di mercato.
In un obbligazione a tasso fisso questo non può avvenire perchè rimanendo fisse le quotazioni, nel caso il mercato cambia ci si potrebbe trovare diforonte a due scenari:
1) il mercato quota le nuove emissioni con un tasso più alto. A questo punto se te le vuoi vendere per monetizzare nessuno le comprerebbe offrendo meno delle emissioni nuove. A questo punto si scende sotto la pari e riesci a piazzarlo
2) il mercato quota le nuove emissioni con tasso più basso. Il problema sarebbe opposto con le nuove emissioni impiazzabili a causa delle vecchie in circolazione. Andando sopra la pari l’omeostasi viene mantenuta.
In futuro scrivo un articolo apposito.
Egr. dr. Patrizio Messina, leggo sempre con interesse i suoi articoli e la ringrazio per questo. ora, se gentilmente pu0′ darmi una risposta su questa mia domanda: perche’ i BTP PERDONO VALORI anche se i tassi di interesse sono sempre gli stessi? conviene comprarli ora? o apsettare ancora? grazie
Perchè diminuisce il tempo residuo alla scadenza. Ti faccio un esempio:
Ammettiamo che tu hai un BTP che scade fra 5 anni e che da il 3% mentre il tasso corrente è del 2%. Se scade fra 5 anni e prendi 1% in più del tasso corrente significa che in 5 anni prenderari il 5% in più, ci siamo?
Ammettiamo adesso che passa un anno e la situazione è la medesima, quindi il tuo BTP rimane al 3% e il mercato da il 2% (stessa condizione), ma alla scadenza adesso rimangono 4 anni. Ovviamente di residuo la tua obbligazione renderà 4% in più del tasso corrente (1% all’anno per 4 anni). L’anno prima invece era il 5% (1% all’anno per 5 anni). Quindi la quotazione del BTP scende di un punto!
Ovviamente la quotazione scende graduatamente a livello quasi giornaliero di un frazione di punto e non tutta di un colpo ad ogni anno (diciamo circa 0,02% alla settimana).
Salve, sono nuovo al mondo BTP e ho trovato questa pagina piuttosto interessante.
Avrei delle banalissime domande da farle:
1) alla nascita di un btp, questo viene emesso sempre a una quotazione del 100% o la quotazione può essere più alta o anche più bassa del 100%?
2) di conseguenza le chiedo: alla scadenza del btp, si tende a raggiungere la quotazione iniziale o si tende a raggiungere sempre e comunque il 100%?
3) Ipotizzando di acquistare un btp al 95% spendendo 10.000 €.
Se, portando alla scadenza il btp, questo è quotato a 105%: è corretto dire che ho guadagnato il 10% in più e quindi mi verrebbero rimborsate 11.000 €?
4) cosa succede se acquisto un btp a 105% spendendo 10.000 € e, alla scadenza, la sua quotazione è 95%? analogamente alla precedente domanda, è corretto dire che avrei perso il 10% del valore e quindi mi verrebbero rimborsate 9.000 €?
Grazie mille per i preziosi consigli!
Salve,
ripondo:
1) Si, sempre a 100
2) Si tende a raggiungere la quotazione iniziale di 100 (in matematica è da considerare via via come un asintoto, limite che tende a…). Quindi nel tempo oscillerà su quel valore ma chiude a 100 (il rimborso e per intero).
3) Se quota 95 in realtà lo stai comprando a 9500 euro uno che a scadenza ne vale 10.000. NOn ti daranno 11.000 euro.
4) Che in realtà non puoi comprarlo a 10.000 ma lo compri a 10.500 euro e a scadenza te ne danno sempre 10.000 (il valore nominale).
Prego non c’è di che.